lunedì 18 giugno 2007

iMille

Perchè mille per mille?

Questo spazio nasce dall'idea di Luca Sofri di proporre un'alternativa al comitato dei 45. A seguito di questa idea, un pò di persone (attualmente circa 500) hanno sottoscritto la proposta, ed ora questo gruppo si propone di avere un ruolo attivo nelle prossime primarie per il PD. Questo gruppo ha scelto di definirsi con il termine "i Mille" ed è possibile aderire al gruppo mandando una mail qui
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Memorabilia

  • Cui Prodi est: (lett. "a chi (va) prodi?") deriva dalle parole pronunciate da Medea nell'omonima tragedia di Seneca. Ai versi 500-501 in risposta ad un suo quesito interiore ella si interroga: "cui prodi est ", cioè Medea si chiede se Prodi sarà il dux del PD perchè altrimenti gli altri litigano o gli altri litigano perchè sarà lui il leader del PD. Il concetto espresso da Medea è alla base di ogni ricerca investigativa: la scoperta di un possibile movente favorisce anche la scoperta del colpevole, o comunque limita il numero dei sospettati. Ma anche nella vita di ogni giorno, domandarsi sempre "cui prodi est?" - altrimenti reso con Cui bono? - aiuta a rintracciare i fini ultimi e i reali interessi che leggi, decreti o semplici decisioni nascondono, al di là degli alti ideali che sembrano proporsi e garantire.


  • Si vis pacem para mastello: (lett. "se vuoi la pace parati da mastella): È ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet mastello, letteralmente "Chi aspira alla pace, si pari da mastella". È una delle frasi memorabili contenute nel libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.Questo adagio viene usato per legittimare la costituzione di un apparato militare paragonabile a quello di un oppositore presente o futuro.Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5) con la locuzione Paritur pax mastello, vale a dire "la pace si ottiene con mastella".


  • Nemo tenetur se detergere: (lett. nessuno è obbligato a lavarsi)


  • RAS perit domino: (lett. "La cosa perisce dal padrone.") Nel diritto privato indica che il rischio del perimento della RAS grava su colui che la dirige al momento del perimento stesso.


  • Gratatio pallarum omnia mala fugat (lett. il leggero strofinamento dei genitali maschili allontana ogni sventura). Nell'antica Roma indicava una pratica, tipica del rituale magico-pagano, consistente nello strofinamento leggero dei genitali maschili allo scopo di neutralizzare oscure forze maligne. Pare che questa antica liturgia sia stata professata di recente da diversi cittadini in occasione della pubblicazione dell’elenco dei 45 nomi che faranno parte dell’assemblea del PD del 14 ottobre.


  • Prorogatio est petita ? Derogatio manifesta (lett. proroga richiesta? deroga manifesta). Nel diritto ereditario questa frase (nota come principio di derisione del regolamento) indica che le proroghe degli incarichi vengono concesse attraverso deroghe a statuti e regolamenti che le impediscono solo formalmente. Il comitato per il PD sta attentamente vagliando l'applicazione di questo principio in contrapposizione con il principio di democrazia.


  • Rinnovamenti principium usa, ut incaricu rinnovum obtenas (lett. Usa il principio del rinnovamento per ottenere il rinnovo dell'incarico). Questa frase, nota anche come "Rinnovamento per il Rinnovo" deriva da una prassi diffusa nel periodo della Roma imperiale, con la quale si consigliava ai veterani di farsi alfieri del rinnovamento della classe dirigente per poter reclamare incarichi per sè stessi in quanto elementi di novità.


  • Quod omnes tangit ab omnibus approbari debet (lett. quello che riguarda tutti, deve essere approvato da tutti").

Libertà è Responsabilità

Libertà è Responsabilità

Il modo di concepire la libertà va messo in discussione: la distinzione di Isaiah Berlin (tr. it. in Quattro saggi sulla libertà, Feltrinelli, 1989) tra due idee di libertà,una positiva, totalitaria, e una negativa, liberale, appare incompleta. La contrapposizione tra il concetto filosofico di libertà positiva che si riferisce alla possibilità e all'opportunità dell'individuo di sviluppare il proprio potenziale e la libertà negativa, che si riferisce alla libertà dell'individuo di non essere soggetto all'autorità degli altri, è insufficiente a definire un'etica laica e razionale.

È di fronte ai nostri occhi il fatto che, da una parte il liberalismo conduce ad un’idea di progresso a più velocità dal quale la gran parte del mondo è esclusa, e che la libertà positiva, proveniente da una fonte astratta, di origine religiosa o ideologica, ha in sé il germe del totalitarismo: basti pensare agli orrori del nazismo, delle crociate o del terrorismo islamico fondamentalista.

Libertà negativa e libertà positiva sono modi di concepire la libertà che hanno mostrato gravi carenze. Occorre mediare l’idea di libertà con un'etica di origine razionale, stabilire un fine razionale, non manipolabile, per la libertà positiva, ed un confine razionale per la libertà negativa, per giungere ad un’idea di sviluppo, o meglio di esistenza, compatibile.

Hans Jonas (Il principio responsabilità, Biblioteca Einaudi, 2002) consiglia di agire “in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana”: l’applicazione di questo modo di concepire la libertà conduce al principio responsabilità, ovvero all’idea secondo cui il singolo e la comunità devono, forzatamente, prendere in considerazione le conseguenze future della propria azione.

In una battuta, occorre passare dall’illusione (che giustifica ogni nefandezza) di essere una goccia nel mare al timore di essere quella goccia che fa traboccare un vaso già colmo, e agire di conseguenza.


Gianstefano Monni

Elettori e Eletti

Elettori e Eletti


Di questi ometti son piene le stanze:


io non sò, nè faccio, nè lascio fare

quello che voglio è solo mangiare

senz'arte nè parte conduco le danze

usando di altri ideali e speranze.

Faccia sfacciata buona a predicare

quello che conta è mal razzolare


tra torbidi voti riunioni e pietanze.


Io fingo sempre e fingo anche bene

da tanti anni questo è il copione:

decidere tutti e decidere insieme

sentendo di tutti l'idea e l'opinione.


Denaro e potere è ciò che mi preme

io sono il più furbo, mica un coglione


Uguccione da Furreddu

PD: UN ESEMPIO DI OGGI PER I LEADERS DI DOMANI

PD: UN ESEMPIO DI OGGI PER I LEADERS DI DOMANI

In vista della costituzione del Partito Democratico, si è aperta la caccia anche ai nuovi leaders locali i quali, se intendono aver fortuna, dovranno osservare e far propri i tratti dei grandi maestri del pensiero politico della fine del secolo scorso. Nuoro, unitamente ai paesi viciniori, è sempre stata generosa madre di intellettuali e il Nostro, pur con qualche sottile differenziazione di estrazione e formazione, può essere considerato a pieno titolo un illustre…operaio nella…fabbrica del Pensiero.
Per facilitare i lettori, si procederà ad abbozzare il profilo personale di uno nostri opinion leader: chiaramente non svelerò il nome ma non sarà difficile, visti alcuni indizi già riportati, intuirlo.
Occorre quindi fare un passo oltre e cercare di capire le ragioni di tanta longevità nella vita politica e nelle istituzioni. Il quesito non è peregrino poiché il soggetto in questione non possiede, rispetto ai consociati, qualità superiori alla media.
Al contrario, possiede uno stile modesto e un gusto piuttosto discutibile. Ha pure attraversato indenne una fase di politica- costume forzitaliota nella quale l’aspetto doveva quasi prevalere sull’intelletto. Egli, infatti, non è particolarmente bello, atletico, coraggioso ma rappresenta, biologicamente parlando, un grado modesto di adattamento all’ambiente.
Lo si può osservare nel corso dei vari incontri cui un esponente politico deve, talvolta noiosamente, partecipare e, quando gli capita di intervenire, entra in contatto con le zone più vertiginose delle problematiche e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all’apatia e alla pigrizia mentale.
Pone gran cura nel mostrarsi interessato al problema e altrettanto impegno a non conoscere i dettagli; tuttavia, nel rispondere al cittadino è istintivamente portato a pensare, senza esprimerlo chiaramente, più in termini di elemosina che di un dovere nei suoi confronti.
Il Nostro, inoltre, parla un italiano di base: abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate e riesce e rendere evanescente la sintassi. Evita i pronomi, ripetendo per esteso il soggetto; pur avventurandosi pericolosamente in incisi e parentesi, che lo relegano a largo del discorso di partenza, non usa espressioni ellittiche e utilizza solo metafore ormai assorbite dal lessico comune. Insomma qualsiasi uditore avverte che, all’occorrenza, potrebbe essere più facondo di lui.
Oltre a ciò è assolutamente privo di senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformarla. Gli sfugge la natura del paradosso.
Evita la polemica, anche su argomenti leciti, rispettando comunque l’opinione dell’altro non per proposito ideologico ma per disinteresse.
Possiede tute le caratteristiche per far parte dell’organigramma del PD. I suoi più maligni detrattori lo vorrebbero, per metterne in luce le incapacità, responsabile per il tesseramento ma lui, forgiato all'elaborazione speculativa, respinge indignato.
Insomma, gli aspiranti dirigenti locali, scampato il pericolo delle primarie, potranno prostrarsi al cospetto del Nostro e vedere in Lui un vero e proprio...Salvatore.

Jacopone da Venezia

il Partito Demografico

Non c’è Partito Democratico senza Partito…Demografico!

Il titolo potrebbe sembrare un neanche tanto riuscito gioco di parole: ma sintetizza mirabilmente i sentimenti di rammarico e delusione che provano tutti i ragazzi e le ragazze che credono nel Partito Democratico. Età media del comitato promotore del PD: 50 anni circa. Niente primarie per l’elezione del Presidente e del Coordinatore (o segretario politico? O …portavoce? O….amministratore delegato?). Tanto basta per neutralizzare ogni entusiasmo per questo soggetto politico che dovrebbe (o avrebbe dovuto?) garantire finalmente uno spazio vitale di dibattito, di crescita intellettuale, di formazione culturale e politica per le nuove generazioni. Il distacco tra politici/politica e paese reale è sempre più netto; e i professionisti della politica, soprattutto coloro che millantano di credere nel PD, farebbero bene ad interrogarsi sul disagio delle nuove generazioni: un trentenne di oggi sente parlare di un welfare che non ha mai incontrato, di pensioni che con i contratti precari non riscuoterà. In compenso, lo stesso trentenne viaggia low cost e non comprende perché lo Stato, con i soldi pubblici, tenga tanto a risanare Alitalia, telefona gratis con skype ma assiste confuso alle oscure operazioni finanziarie su Telecom. Nel 2009 voterà una generazione che del Muro di Berlino potrà vedere qualche immagine di repertorio, che non ha memoria del terremoto politico giudiziario di Tangentopoli, che andava in quarta elementare quando Clinton lasciava la Casa Bianca. Saranno interessati al dibattito sulla collocazione europea del PD? Saranno affascinati dalla guerra, peraltro ancora tutta interna agli “addetti ai lavori”, sulla leadership del PD? La risposta è scontata e se non cambiano metodi e contenuti della comunicazione politica con il paese reale prevarrà…l’antipolitica: ma questa, come tutti i fenomeni frutto di decisioni prese col fegato e non con il cervello, produce più danni di quanti si prometteva in origine di eliminare. Le gesta del Governatore Soru hanno elevato, ed elevano tuttora, questo fenomeno a dignità di figura retorica. L’attuale classe dirigente del centrosinistra, anche a seguito della recente legnata alle elezioni amministrative, deve dire a noi giovani cose diverse dal "aspetta e prima poi verrà il tuo turno"; così come noi dobbiamo ricordarci che la rappresentanza non si chiede ma si conquista. Il PD può rappresentare uno degli ultimi treni diretti verso il nostro futuro: al momento sembra che il capotreno abbia avvisato, di nascosto, solo alcuni viaggiatori della partenza i quali, scaltramente, si sono muniti del biglietto: forse lo rivenderanno, come i bagarini, al doppio a chi si dimostrerà interessato. Noi il biglietto vogliamo pagarlo per intero ma ad un prezzo equo. La nostra moneta è l’entusiasmo, la ricchezza del contatto in questa società multirazziale, l’esperienza e la formazione nelle scuole, nelle università, nei masters, nei luoghi di lavoro, nell’associazionismo, nel volontariato.

Per molti degli attuali “possessori del biglietto” questa è moneta nuova. Difficilmente riproducibile dai falsari.

Sebastian Cocco

Le Vie Verso il PD

Le vie verso il PD

Ciò che conta è il viaggio: ci sono (almeno) due modi per arrivare al PD:

  • la via reazionaria al partito democratico
  • la via rivoluzionaria al partito democratico

La via reazionaria al partito democratico è quella autoreferenziale, che vuole il PD come un'unione di due partiti, e sopratutto come la fusione degli organismi dirigenti. Questa è la via che vorrebbero alcuni, più preoccupati di garantire a sè stessi posti e poltrone, che di portare il Paese verso un nuovo modo di intendere la politica (e quindi di vivere la vita pubblica). La via reazionaria al PD è autoreferenziale nella strategia e negli obiettivi. Nella strategia perchè prevede di coinvolgere sopratutto (o soltanto) i tesserati dei due partiti nel processo di elezione, e quindi in sostanza di mantenere pesi e equilibri pre-esistenti nella futura classe dirigente. "Una testa, un voto" è per costoro, un principio assolutamente teorico: quello cui puntano è che quella testa sia di un iscritto, ai DS o ai DL, o comunque di una persona che voti gli organismi dirigenti (in primis la Costituente) seguendo schemi, e sopratutto schieramenti, partitici pre-esistenti. La via reazionaria al PD è autoreferenziale nell'obiettivo perchè ciò cui alcuni mirano è usare il PD per preservare sè stessi (e in questo senso è reazionaria), i loro gruppi di potere e le loro posizioni dominanti.

La via rivoluzionaria al PD è quella che vede il PD come una rivoluzione del modo di approcciarsi alla politica, negli obiettivi e nei linguaggi stessi della Politica

La via rivoluzionaria al PD rivoluziona la strategia politica di base, perchè richiede di percorrere strade nuove, e di usare nuovi linguaggi per coinvolgere nuove persone. Occorre riprendere a fare Politica, e interessare le persone e non la gggente: confrontarsi con tutti, anche e sopratutto con quelli che sono diversi da "noi" (sia il "noi" un noi diessino, o un noi diellino): solo se questa contrapposizione sarà realmente dialettica arriveremo ad una sintesi in cui il risultato sia una nuova aggregazione politica e non la giustapposizione di due gruppi di potere che cercano di preservare sè stessi. La strategia quindi deve essere quella di cercare la contrapposizione e il confronto con gli "altri", e attraverso questo dimostrare che posizioni, contenuti e obiettivi del PD non sono (solo) frutto dell'elaborazione politica di una parte, ma al contrario sono il risultato, sofferto e condiviso, di un confronto.

Gianstefano Monni

il Primo Passo

Dice un proverbio antico che ''un cammino di un milione di passi inizia con il primo passo''.
Il Partito Democratico è un cammino faticoso e impegnativo di mille miglia che deve iniziare con un primo passo.
Il nostro primo passo.

Una scelta inderogabile, forse l'ultima, quella delle persone perbene, quella dei cittadini che intendono la cittadinanza attiva e solidale come momento di partecipazione e d’impegno al servizio delle comunità, quella di tanti compagni, amici e simpatizzanti che non rinunciano a pensare che l’impegno politico possa essere ancora un’occasione per assumere responsabilità singole e collettive, morali ed intellettuali, nell’interesse del paese.
La necessità di una nuova mobilitazione politica e di forte impegno civile nel nome del dialogo e del confronto interculturale, nel nome di un nuovo umanesimo, di pace, tolleranza, per il progresso e lo sviluppo sostenibile, capace di garantire il futuro alle nuove generazioni.

Oggi è arrivato il momento della partecipazione, ampia e diffusa, senza etichette o diritti di prelazione, della rappresentanza libera e diretta delle persone, per un agire politico laico e democratico.
Occorre rompere ogni indugio per promuovere il dibattito culturale, la partecipazione ed il necessario consenso al sostegno, sviluppo e radicamento del NUOVO PARTITO DEMOCRATICO, ispirato ai principi fondamentali della carta costituzionale della Repubblica Italiana, caratterizzato da metodi, regolamenti e sistemi autenticamente democratici e partecipativi.
Bisogna puntare ad un salto di qualità nel rapporto tra politica e società, ascoltare e dialogare con i cittadini per far emergere i nuovi bisogni e rappresentarli.

La società civile, quella organizzata, quella dei mille volontariati, quella dell’associazionismo culturale e professionale, quella del protagonismo delle donne e dei giovani, quella delle nuove povertà ed emarginazioni chiede di essere ascoltata e rappresentata nel nome di un principio elementare e rivoluzionario allo stesso tempo: una testa un voto.

Per questo motivo ritengo urgente e indispensabile mobilitare risorse umane e intellettuali, generazionali e professionali, per una stagione di impegno politico, di rappresentanza realmente democratica e non virtuale che vuole intraprendere nuove strade e sperimentare nuovi modelli e nuovi linguaggi di comunicazione più comprensibili dai cittadini.
Sono consapevole che la nostra storia, il nostro vissuto politico e culturale, il nostro patrimonio di idee e di testimonianza, ci accompagnerà, ci sosterrà e ci aiuterà ad affrontare con la necessaria sicurezza le sfide per IL PARTITO DEMOCRATICO, capace di mobilitare vecchie e nuovi entusiasmi, capace di contrastare efficacemente la nuova ondata di qualunquismo e dell’antipolitica ma inesorabilmente orientato, senza condizioni, a rompere le logiche della autoreferenzialità, della politica politicante, della politica come professione che ha contribuito per troppi anni a scavare un solco profondo fra le istituzioni e i cittadini determinando un clima di sfiducia e pessimismo.

Ecco perché questo è il momento della [http://wiki.dsnuoro.it/index.php/Libert%C3%A0_%C3%A8_Responsabilit%C3%A0 RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE E COLLETTIVA],
Una scelta obbligata per un riformismo democratico e sociale, condiviso e popolare, federalista ed europeo, contro le divisioni e i personalismi, per includere e non escludere, nel nome di un sano, responsabile e moderno laicismo, dialogante e maturo che non vuole erigere steccati ma che chiede rispetto e dignità.

Non si tratta di rinunciare alle nostre convinzioni ma di renderle disponibili e al servizio di un progetto di più ampio respiro, il partito democratico, il partito dell’ulivo per dare un contributo fondamentale al bipolarismo nel solco della migliore tradizione delle democrazie europee.

L’impegno è quello di trovare un equilibrio ed una fattiva cooperazione fra i partiti e i movimenti che in questi anni hanno svolto un ruolo politico con alterne fortune e con il limite, a volte, di ritenersi, sbagliando, autosufficienti e in grado di dare da soli e non insieme ad altri compagni di viaggio, le necessarie risposte - di governo e di opposizione -alle domande di una società complessa e in profondo cambiamento.

Impegniamoci con passione e senza remore alla nascita del partito democratico all’insegna del motto “io partecipo”, “io decido”, lavorando alla organizzazione di strutture informative e di partecipazione per un percorso duraturo e fecondo, in cui le nostre differenze saranno il valore aggiunto e non l’ostacolo ad una nuova stagione della politica italiana.

Non si tratta di agire “''contro un passato''” o “''contro qualcuno''” ma di proporre un nuovo modo di fare politica che sappia dare una risposta alla crisi della attuale politica, ormai con il fiato corto, capace di suscitare nuovi entusiasmi e nuove presenze, perché quello che sembra tutto deciso, così non è, perché possiamo essere veramente protagonisti del nostro futuro.
Non dobbiamo modificare i nostri progetti, i nostri impegni individuali e collettivi, le nostre responsabilità come dirigenti, amministratori, professionisti o semplici cittadini ma dobbiamo raccogliere la domanda di cambiamento che sale dalla base popolare, moltiplicando gli sforzi, ascoltando e dialogando con chi, fino ad oggi, non appare a noi un interlocutore ma che invece rappresenta a pieno titolo il vasto mondo dei mille interessi diffusi e articolati nel territorio che ci circonda.
Il partito democratico non può e non deve essere il frutto di una spartizione dall’alto perché così facendo nasce già morto.
Se la gente è davvero disposta a crederci nonostante tutto, i partiti che lo sostengono, le associazioni e i movimenti, i cittadini devono lavorare insieme affinché l’impresa riesca.

Un partito democratico capace di garantire alcune condizioni essenziali per la buona riuscita del progetto:
# Un fase democratica e costituente quella dell’Ottobre prossimo dove i cittadini, si iscrivono al PD, versando una quota e dove i delegati delle assemblee territoriali, regionali e nazionali, in un percorso ascendente periferia-centro politico, siano scelti per tesi o documenti di proposta politica con un primo firmatario leader, che può esprimere un numero di delegati proporzionali al consenso ricevuto, senza quote in deroga o posti di diritto, in cui si può dimostrare realmente che piccoli o grandi dirigenti di partito, professionisti del mondo economico e sociale, cittadini e volontari si mettono in gioco, con le medesime opportunità.
# Una fase di riforma della politica che renda protagonisti i cittadini con l’introduzione a regime del SISTEMA DELLE PRIMARIE. Per il candidati e candidate leader del PD a livello nazionale, regionale e locale, per i candidati e candidate al Senato e alla Camera, per i candidati e candidate alle cariche di Presidente della Regione e delle Autonomie Locali.
# Una fase di riforma delle organizzazioni-partito che dovrà necessariamente ripensare al sistema dei costi di gestione, rendendola più trasparente e sostenibile agli occhi dei cittadini. Penso ad esempio alla condivisione di una carta dei valori etici, alla organizzazione di albi curriculari che certifichino professionalità, merito e formazione politica che rendano più democratici i processi di selezione per l’assegnazione di incarichi e responsabilità pubbliche, sottraendole alle trafile partitocratriche, con l’obiettivo di coniugare impegno politico e merito professionale.Occorre infine creare le condizioni per l’attivazione di una rete di comitati e circoli per il partito democratico che mobilitino uomini e donne per un impegno politico sempre meno elitario e autoreferenziale e sempre più vicino ai bisogni e alle aspettative dei cittadini. Partendo infatti dalle priorità della comunità, delle famiglie, dei singoli si possono costruire forme di consultazione permanenti che consentiranno in futuro un più vivace e fecondo dibattito e confronto su temi eticamente sensibili per i quali oggi prevale l’approccio ideologico e settario, la politica delle “questioni” (es: quella laico-cattolica), il timore di proporre un dialogo scevro da condizionamenti culturali, dottrinali, che intende perpetuare stereotipi e luoghi comuni ma che non è capace di prendere atto che la realtà della società italiana è molto più complessa e articolata di quanto si possa immaginare.
# un generale e profondo rinnovamento anche anagrafico delle istituzioni repubblicane, dei partiti, delle organizzazioni economiche, sociali e culturali, è una delle risposte ma non l’unica, alla “crisi della politica”, al deficit di idee e di elaborazione politica per il futuro. Ecco perché affidare le sorti del nuovo partito democratico ad un comitato di saggi “over 55” significa non credere nella potenzialità e nella capacità dell’altra metà degli [http://www.wittgenstein.it/proposta.html italiani sotto i 40 anni], portatori di nuove idee, di nuove letture sociali e culturali, portatori di un nuovo tempo di condurre e fare la politica.

Allora accettiamo la sfida, quella di una risposta “originale” al mondo contemporaneo, evitando compromessi o inutili mediazioni guardando al passato, perché le probabilità di successo sono legate a quanto coraggio avremo nel comporre un puzzle di valori e priorità per il futuro che sappia anticipare e governare le spinte tumultuose e continue del cambiamento.
Questo è il dovere della sinistra italiana oggi, nel partito democratico di domani.

Salvatore Boeddu