domenica 8 luglio 2007

Ultima fermata: Pd.

Di questi tempi parliamo di regole e di regolamenti fatti in riunioni di comitati che ratificano scelte fatte da quelli tra noi che, più o meno democraticamente, decidono. Discutiamo di criteri di rappresentanza territoriale, di genere, di età, etc., senza chiederci se rappresentiamo qualcosa per qualcuno, e cosa rappresentiamo. Le persone nel migliore dei casi non ci capiscono, a volte ci temono e raramente ci stimano. Prendiamone atto prima che sia troppo tardi: prima che la voglia di fare politica e la speranza che non siamo tutti uguali vengano meno. Prendiamone atto e corriamo ai ripari: ascoltiamo la voce che viene da quella società che diciamo di rappresentare, e che conta molto più del 33% che le assegniamo. La società civile è fatta da persone che a volte la pensano come noi e a volte no, e che quando ci ascoltano stanno in silenzio non perché rapite dalla nostra retorica, ma perché sfiancate da tutti i problemi che spesso tendiamo a sottovalutare, se non a ignorare.
Non è il leader il problema, né le primarie, né i quarantacinque, né i tre saggi, i quattro gatti, le cinque terre o le sei nazioni. Attraverso il partito democratico cambieranno davvero le cose? Noi cambieremo? Attraverso le primarie, la costituente e il primo congresso, riprenderemo realmente a interessarci delle Persone, dei loro problemi,del loro presente e del loro futuro? Dalle liste e da tutti gli incarichi cacceremo quelli che hanno fatto della politica un mestiere, dell’etica un optional, dell’appartenenza partitica un mezzo con cui riunirci in greggi da svendere al mercato dell’ interesse privato? Questo è il problema, questa è la sfida che ci impongono i cittadini.
Se sarà così, se cambieremo prima di tutto noi stessi, riuscendo di nuovo a fare davvero politica questo avrà un senso per tutti, non solo per noi; ci giudicheranno sulla base della nostra volontà di ascoltare e di occuparci della politica non come un mestiere ma come un servizio pro tempore. Verremo giudicati non solo sulle proposte che faremo, ma anche e sopratutto sull’onestà e sulla coerenza con cui le porteremo avanti perseguendo le idee e gli ideali di cui parliamo; ritroveremo la stima dei nostri elettori, e dei cittadini, dimostrando nei fatti che siamo i primi a fare sacrifici quando li chiediamo agli altri, che siamo i primi nel rispondere ai doveri che valgono per tutti, non a fruire di diritti che valgono solo per noi.
Se non sarà così, possiamo anche smettere di perdere tempo: ratifichiamo i nuovi organismi per acclamazione, e continuiamo a stare nei nostri scompartimenti stagni di prima classe extralusso. Ma non illudiamoci che continueranno a votarci.Questa è l’ultima stazione: o scendiamo dal treno ad ascoltare le persone e ad invitarle a fare il viaggio insieme a noi facendogli posto nel vagone, oppure prima o poi la Locomotiva ci verrà addosso: non ci sarà più nessuno disposto a deviarne la corsa.

Gianstefano Monni