lunedì 9 luglio 2007

Rapporto sullo stato di salute dei residenti nelle aree con siti industriali, minerari o militari in Sardegna, Italia

[AVVERTENZA DI CHI NE HA CURATO LA TRADUZIONE
: Questo articolo è stato pubblicato in italiano nel febbraio 2006 nella rivista Epidemiologia e Prevenzione. Tuttavia io l'ho recuperato, su Internet, solo in inglese e ho cercato di tradurlo nel modo più accurato possibile, comunque non essendo io nè un medico nè un esperto di statistica non posso garantire sulla correttezza della traduzione. Consiglio quindi le persone realmente interessate a consultare direttamente l'articolo in inglese. ]


Autori:
· Biggeri A,
· Lagazio C,
· Catelan D,
· Pirastu R,
· Casson F,
· Terracini B.

Dipartimento di statistica G Parenti, Università di Firenze. abiggeri@ds.unifi.it


Il lavoro descritto nel presente rapporto è stato richiesto dalla Direzione D’Igiene, salute e Benessere sociale della Regione Sardegna (Italia).

È stato portato a termine dall’osservatorio epidemiologico Regionale sotto il controllo dell’ESA (Epidemiology Development and Environment) e con il supporto dell’Unione Europea. Diciotto aree (per un totale di 73 comuni) sono state identificate a priori come “potenzialmente inquinate”, prendendo in considerazione una popolazione di 917.977 persone nel censimento del 2001 (56% della popolazione sarda). Le aree sono state individuate dopo la città più importante così come indicato sotto (tra parentesi i dati arrotondati della popolazione del 2001), le attività industriali più importanti sono indicate brevemente.


Aree industriali:

  • Portoscuso (59.000): preparazione di alluminio e altri metalli, fonderia, impianti elettrici. Miniere dismesse (prevalentemente carbone, piombo e zinco). Impianti per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti speciali. La legge italiana 349/1986 ha classificato quest’area come “ad alto rischio di crisi ambientale” e quegli impianti come “ad alto rischio tecnologico” (Norma Seveso, Decreto 334/1999). L’area è parte del sito nazionale per il recupero del Sulcis.
  • San Gavino (24.000). Attività industriali e commerciali. Fonderia di zinco e piombo. Fabbriche casearie. Produzione alimentare.
  • Sarroch (52.000). Industria petrolchimica e raffineria. Impianti di produzione di energia elettrica. Miniere. Inceneritore. Impianti per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti speciali. Depositi di gas e oli minerali.
  • Ottana (15.000). Industria chimica. Produzione di fibre plastiche e sintetiche. Produzione di denim.
  • Porto Torres (158.000). Industria chimica: produzione di prodotti chimici di base (benzene, toluene, etilene, propilene e altri), polietilene, elastomeri, e cloruro di vinile. Industria tessile. Discariche di prima e di seconda categoria. Alcuni impianti sono stati classificati come “ad alto rischio tecnologico” (Norma Seveso, Decreto 334/1999). Quest’area è un sito di recupero nazionale. È inclusa la città di Sassari .
  • Tortolì (23.000). Costruzione di strutture in acciaio per impianti offshore per l’industria del petrolio e del gas. Cartiera.
  • Tempio Pausania (21.000). Produzione del sughero. Cave.
  • Macomer (17.000). Industria tessile velluto. Discariche di prima e di seconda categoria. Inceneritore.

Miniere:

  • Arbus (30.000): Estrazione dello zinco, del piombo e dell’argento.
  • Iglesias (39.000): estrazione dello zinco, del piombo e dell’argento.

Zone militari:
  • Teulada (16.000)
  • La Maddalena (11.000). Cantieri marina militare
  • Salto di Quirra (31.000). Area mineraria.

Aree urbane:
  • Cagliari (299.000). Impianti petrolchimici, porto, aeroporto
  • Nuoro (37.000)
  • Olbia (47.000): porto, aeroporto
  • Oristano (31.000)
  • Sassari (121.000)



Risultati: La comparazione Italia - Sardegna
Nel periodo 1997-2001, il tasso di mortalità standardizzato per età (x1,000 persone-anno) tra i maschi è stato più alto che in Italia (84,4 contro 80,8), mentre il contrario è accaduto per le femmine (50.9 contro 52.0). Le cause di morte legate a malattia sono state 1,4% nei maschi e il 2.5% per le femmine (contro rispettivamente un dato nazionale del 1.1% e 1.4%). Paragonato al dato nazionale italiano, le stime del tasso regionale di mortalità standardizzato per età è più alto in Sardegna per malattie infettive (23% nei maschi e 12% nelle femmine), malattie respiratorie (22% e 14%: la pneumoconiosi è 6 volte più frequente in Sardegna che in Italia), malattie dell’apparato digerente (26% e 9%), cancro al seno (5%). D’altra parte, i tassi di mortalità regionale sono stati più bassi di quelli nazionali per malattie cardiovascolari (-1,3% e -7,4% nei maschi e nelle femmine, rispettivamente), tutti i cancri considerati insieme (-9% e -7%) e per il cancro al polmone (-5% e -32%). I tassi di mortalità nazionale e regionale per il linfoma non Hodgkin per entrambi i sessi e per la leucemia nelle femmine sono stati praticamente uguali, mentre l’ultimo tasso per i maschi è stato leggermente più alto in Sardegna che in Italia (9,4 vs 8,4 x 100.000 persone-anno). In particolare nei maschi le differenze nei tassi di mortalità per tutte le cause e per quelle cardiovascolari, malattie respiratorie e cancro al polmone tra le quattro province “tradizionali” (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano) sono state più grandi delle differenze tra Sardegna e Italia. Abbastanza curiosamente, anche i tassi di mortalità per i tumori linfoemopoietici sono stati più eterogenei all’interno della Sardegna.

Risultati nelle zone sotto esame
I rapporti delle dimissioni ospedaliere in Sardegna hanno mostrato un’alta variabilità, che è in parte attribuibile alle differenze sia di posti ospedalieri che di forme alternative di assistenza. Questa eterogeneità deve essere tenuta in considerazione quando si interpretano i tassi di dimissione ospedaliera. Questi sono relativamente alti in alcune aree (Cagliari, Iglesias, Portoscuso, Tortolì) e bassi in altre (Olbia, Porto Torres, Sassari). Tutti i rapporti tra dato osservato/atteso sono stati basati su cifre compensate dalla privazione materiale. Tutte le statistiche stimate sono state riportate con un intervallo di confidenza del 90%.

Aree industriali:
Nel 1997-2001 le morti da malattie respiratorie sono state significativamente maggiori tra i maschi a Portoscuso (obs/exp 205/124,77) e a San Gavino (69/46,77). Le morti da pneumoconiosi sono state osservate sporadicamente, con la sola eccezione di Portoscuso, dove l’eccedenza è impressionante (obs/exp 112/30,46). SMRs per il cancro ai polmoni negli uomini varia tra 0,62 di Ottana e l’1,22 di San Gavino, con variazioni statistiche significative dai valori attesi di Portoscuso e di Sarroch (entrambi con SMR significativamente in eccesso en entrambi i casi: 1,24). A Porto Torres la mortalità per tutte le cause è stata significativamente in eccesso per entrambi i sessi (SMRs 1,18 e 1,21), per malattie respiratorie (1,08 e 1,28), per malattie del sistema digerente (1,13 e 1,21). L’ultimo dato è confermato dai rapporti di incidenza del registro del cancro locale. Tra le aree industriali, Porto Torres è stata quella con la maggior prova di un eccesso di morti per il cancro linfoemopoietico nei maschi (obs/exp 99/83,60) e nelle femmine (73/68,2).

Aree minerarie:
Queste aree sono caratterizzate da un eccesso statistico della mortalità degli uomini, per la gran parte causato da condizioni respiratorie non neoplastiche (obs/exp 119/86,41 a Iglesias e 156/62,55 ad Arbus). Negli ultimi anni, le morti da pneumoconiosi sono state in media 20 per anno ad Arbus e 10 per anno ad Iglesias. Il cancro al polmone nei maschi è stato significativamente in eccesso in entrambe le aree (exp 72/56.38 in Arbus and 108/72.14 in Iglesias ) . C’è un andamento annuale (1981-2001) verso una diminuzione della mortalità per problemi respiratori, che tuttavia rimane grandemente in eccesso sulla media regionale anche nel periodo più recente.

Aree militari:
Gli eccessi statisticamente significativi sono stati rilevati a La Maddalena (mortalità 1981-2001), nei maschi 17 casi osservati contro 6,13 attesi, nelle femmine 8/5,64. Nel salto di Quirra, tra il 1997-2001 morti da mielosi 5/2,3 e leucemia sono aumentati per entrambi i sessi (total obs/exp 20/13.3, statisticamente non significativo)

Aree urbane:
Le aree urbane in Sardegna sono relativamente ben sviluppate con alti livelli di indicatori socioeconomici. Il profilo della salute a Cagliari e Sassari è tipico di città del mondo occidentale. A Cagliari c’è una mortalità più alta per tumori colorettali, al seno e ai polmoni

Conclusioni:
L’inquinamento ambientale (non occupazionale) può spiegare alcuni degli eccessi di malattia nelle zone industriali della Sardegna osservate, in particolare nelle donne, in genere meno esposte ai rischi degli ambienti di lavoro, mentre nelle zone minerarie studiate lo schema delle malattie suggerisce una maggiore incidenza dei rischi legati all’ambiente di lavoro. D’altra parte il collegamento causale tra l’occorrenza della malattia e l’esposizione nelle zone militari rimane non dimostrato. Lo schema della malattia nelle città della Sardegna appare essere associato con lo stile di vita e l’inquinamento urbano. Storicamente, le regioni del sud Italia sono state caratterizzate da un vantaggio rispetto al resto della nazione in termini di salute, ma durante l’ultimo decennio questo vantaggio ha teso a svanire. La Sardegna conferma questo andamento secolare. Tuttavia negli studi riguardanti gli anni più recenti, il tasso complessivo di mortalità standardizzato con l’età nelle femmine Sarde rimane ancora più basso della media Italiana, ma non più nel caso dei maschi. E’stato rilevato che le differenze nel profilo di salute tra residenti in differenti zone della Sardegna sono molto più grandi delle differenze tra la Sardegna e il resto d’Italia. Il maggior contributo alle differenze intraregionali è dato dalle 18 zone investigate per le malattie respiratorie (compreso il cancro) nelle aree industriali di Portoscuso, Sarroch e Porto Torres e nelle zone minerarie; le malattie dell’apparato digerente, il cancro al fegato e il cancro linfoemopoietico nella zona di porto Torres; il cancro al sistema linfoemopoietico in alcune zone militari; i cancri al colon e al retto, al polmone, al seno e all’utero in alcune delle città più grandi della Regione.

1 commento:

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