giovedì 21 giugno 2007

il Pantheon del PD

2 commenti:

puffettacattiva ha detto...
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puffettacattiva ha detto...

preso paro paro da Unimondo.org


Fallisce il G4 sui sussidi Usa e Ue all'agricoltura
venerdì, 22 giugno, 2007
Le sovvenzioni all'agricoltura di Usa e Ue mettono in ginocchio le economie africane
Le sovvenzioni all'agricoltura di Usa e Ue mettono in ginocchio le economie africane
E' fallita dopo due giorni di lavori la riunione del cosiddetto G4 (Ue, Usa, Brasile e India) iniziata martedì scorso a Potsdam, presso Berlino, con l'obiettivo di fare passi avanti sulla strada verso una ulteriore liberalizzazione del commercio mondiale. I rappresentanti di India e Brasile hanno lasciato i lavori in forte polemica con Stati Uniti e Unione Europea in particolare sulla tematica delle sovvenzioni agrarie. "Era inutile proseguire il negoziato tenuto conto di quello che viene proposto" - ha detto il ministro degli Esteri brasiliano, Celso Amorim, che ha confermato come sia stata l'agricoltura all'origine della rottura con il commissario Ue al commercio, Peter Mandelson, e la segretaria Usa al commercio, Susan Schwab.

Sarebbero state le reticenze degli Stati Uniti a tagliare i sussidi ai propri agricoltori il principale ostacolo al raggiungimento di un accordo. Sussidi che era necessario ripartire in maniera più equa, mentre le proposte di Washington, ha affermato il ministro del commercio indiano Kamal Nath, miravano ad "un incremento del 50 per cento" dei fondi destinati agli Usa. "Non c'è logica in questo - ha aggiunto - non c'è equità". La tematica agricola è il principale pomo della discordia del ciclo dei negoziati cosiddetti di Doha, avviati nel 2001 nella capitale del Qatar.

"Anche se una prima intesa tra questi paesi avrebbe sbloccato lo stallo del Doha Round dobbiamo rammentare che le trattative coinvolgono tutti i 150 membri dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, di cui 32 sono paesi meno avanzati che rimangono sempre più fuori dal negoziato" - sottolinea una nota della Focsiv. "Se si pensa che l'India, tra l'altro, non è rappresentativa degli interessi dei più poveri dal momento che gode di un margine di manovra maggiore su diversi tavoli, sia quello agricolo che industriale; questo significa che un intesa su delle concessioni che per l'India potrebbero essere adeguate, per i paesi più poveri si rivelerebbero assolutamente pericolose per la loro sussistenza" - prosegue la nota.

Sergio Marelli, Direttore Generale Volontari nel Mondo-FOCSIV spiega: "Come organizzazioni cattoliche "l'opzione preferenziale per i poveri" ci porta a credere che il commercio internazionale debba essere guidato da principi di solidarietà e di interesse per l'intera comunità umana. Non si possono applicare le stesse misure a paesi con un livello di sviluppo così differente, e i paesi più poveri non possono essere costretti a tagliare le loro tariffe se questo significa essere poi vittime del dumping da parte dei prodotti occidentali". Questo sbilanciamento è manifestatamene dimostrato da riunioni sempre più ristrette che rischiano di raggiungere convergenze su posizioni che mettono in pericolo i produttori del sud, esclusi dal negoziato e senza opportunità di incidere su accordi già presi. "Chiediamo uno sforzo ulteriore per la ripresa delle trattative - conclude Marelli - ma con un approccio inclusivo e partecipato da parte di tutti i membri dell'Organizzazione, per un vero multilateralismo, affinché anche le esigenze dei paesi più poveri vengano ascoltate e possano contare al pari degli altri".

"Questo ulteriore fallimento rappresenta un serio colpo alla credibilità del sistema commerciale internazionale e dell'Omc e potrebbe porne in discussione la stessa esistenza" - nota Vittorio Strampelli su Aprile online. "Nel futuro più immediato la crisi del ciclo di Doha offrirà nuovi incentivi alla crescita del bilateralismo commerciale. In questi ultimi anni il numero di accordi bilaterali e regionali è cresciuto in modo sostanziale, divenendo uno strumento largamente utilizzato dalla quasi totalità dei Paesi membri dell'Omc. Il bilateralismo o il regionalismo non sono necessariamente un male, a condizione però che vi sia una sostanziale uguaglianza tra i contraenti. Altrimenti c'è il rischio che a prevalere sia la legge del più forte con costi pesanti per tutti i contraenti, e in particolare per i Paesi più poveri e meno sviluppati, privi di un reale potere negoziale - conclude l'analista. [GB]